L’osteopatia è una medicina manuale scoperta dal Dott.Still sul finire dell’800, rivoluzionaria per quei tempi e tutt’oggi spesso incompresa pienamente.
Il dott.Still scopre che la salute è legata alla dinamica dei tessuti: se un determinato distretto corporeo ha un disturbo di mobilità, inevitabilmente si riduce il drenaggio venoso e linfatico e si riduce anche la possibilità di veicolare l’informazione nervosa. Queste tre sono “conditio sine qua non” dello stato di salute del tessuto. Dunque la dinamica di un tessuto condiziona la sua vitalità.
La capacità di “auto guarigione” è peculiarità del corpo umano, essa si attua sempre e solo in un tessuto che conserva la sua dinamica. Le cause che impediscono la normale dinamica sono molteplici, dal trauma alle intossicazioni alimentari; ogni qualvolta il tessuto connettivo va incontro ad una riduzione di mobilità si genera una possibile patologia.
L’eziologia di una patologia è sempre una riduzione di mobilità tissutale, distrettuale o più ampia, sistemica. Per tale ragione la competenza osteopatica si esplica nei disturbi ove sia presente una “funzione” alterata e non nei casi in cui ci sia un danno anatomico appurato, sebbene la ricerca in campo osteopatico dimostra sempre di più come le tecniche manuali contribuiscono a rigenerare un tessuto sano.
In osteopatia non si parla di patologia come nella medicina allopatica, piuttosto di disturbo di mobilità, o meglio di “blocco”, di disfunzione.
Attraverso le mani l’osteopata compie un esame palpatorio, al fine di evidenziare zone di maggior densità; ogni tessuto modifica la sua densità a causa di variazioni biochimiche cellulari. Quindi il concetto di “blocco” è al contempo causa/effetto di una maggiore densità tissutale.
La diagnosi osteopatica si fa attraverso test di mobilità tissutale.
Le tecniche manuali servono a “ridurre la disfunzione” eliminando il blocco, in tal modo si restituisce al corpo la possibilità di auto guarire. Tali tecniche si definiscono di “normalizzazione” perché appunto restituiscono una normale meccanica tissutale.
Una volta eseguita la normalizzazione l’osteopata esegue nuovamente un test di mobilità per verificare la riuscita della tecnica.
L’osteopatia si rivolge a tutti, offre una possibilità di integrare la clinica del paziente attraverso la visita palpatoria. Nell’ambito di ogni trattamento, si eseguono sempre test e trattamento.
Per tale ragione non è possibile determinare a priori un protocollo di trattamento per ogni sintomo; l’unicità dell’individuo e la sua globalità impongono una diagnosi sulla persona e un trattamento personalizzato. Il semplice obsoleto concetto del dolore riflesso (giustificato a volte da connessioni neurologiche) deve essere oggi allargato ad una visione globale ove ogni singola cellula è espressione del tutto. Tale concetto espresso dalla epigenetica, riprende i concetti dell’embriologia biodinamica che spiegano come ogni singola cellula risponde alla logica dell’informazione proveniente dall’ambiente esterno sia in evoluzione che in patologia.
Da circa 7 anni mi occupo di autismo. Tale disturbo multi sistemico necessita di un approccio multifattoriale basato sul singolo bambino.
La diagnosi osteopatica in autismo si fa sul corpo. Il corpo trattiene tutte le informazioni ricevute e spesso le fissa nel tessuto escludendo la possibilità di una normale risposta.
Nell’autismo è presente un disturbo dell’informazione sensoriale che causa una saturazione del sistema nervoso. Tale processo altera fondamentalmente la percezione dunque l’elaborazione della sensazione e la conseguente risposta. Spesso sembrano bambini atermici, che si spaventano tantissimo o affatto per un forte rumore.
La diagnosi osteopatica sul corpo consente di ridurre la tensione tissutale consentendo agli organi encefalici deputati alla percezione, di modulare la percezione, quindi la risposta.
Ogni bambino presenta zone di tensione diverse. Queste non possono essere protocollate!
Le evidenze scientifiche sono molto difficili da perseguire, ogni bambino da me valutato è un caso singolare.
Il risultato dei trattamenti è al contrario piuttosto evidente, non risolutivo da solo, consente infatti al bambino di rispondere meglio nel quadro psicofisico.
Sono presenti spesso dolori muscolari, mal di testa, tensioni fasciali molto forti, mal d’orecchio, disturbi viscerali, debolezza immunitaria.
La possibilità di ridurre tale sintomatologia offre al bambino una maggiore facilità alla relazione.
Ogni tensione tissutale presenta anche un vissuto emozionale, che invia costantemente al cervello un segnale di allarme. Il cervello limbico (cervello emozionale) lo recepisce e invia la sua risposta al corpo ai visceri e al sistema arterioso. Questo è un meccanismo fisiologico che si attua grazie a stimoli endogeni neurologici e ormonali.
Ridurre lo stato di tensione di un tessuto significa dunque ridurre il costante segnale di allarme, ed è per questo che i bambini con autismo che vengono trattati osteopaticamente riducono il loro stato di allerta.
I bambini con autismo sperimentano la morbidezza, la dolcezza, il calore, riconoscono meglio le loro emozioni e questo consente al sistema nervoso di integrare e gestire queste informazioni in risposte e comportamenti più appropriati.
Il trattamento osteopatico stimola il corpo per suscitare una risposta che segue leggi biologiche dello sviluppo embrionale, dunque dall’interno verso l’esterno e dall’alto verso il basso. E’ un processo di guarigione che passa attraverso fasi ben precise, talvolta di malessere, per la risposta provocata (febbre, diarrea ecc.), ma ha sempre un senso clinico importante; il paziente viene accompagnato nel suo percorso individuale di guarigione.
La normalizzazione tissutale deve essere poi integrata nella consapevolezza corporea conscia e inconscia.
Offrire l’opportunità di un trattamento osteopatico concorre a offrire l’opportunità di perseguire la salute.