“L’osteopatia nel suo operato ha tutte le caratteristiche di una medicina integrata: valuta il paziente nella sua globalita’ e lo accoglie nelle sue disarmonie di carattere emozionale.
L’elemento che distingue questa disciplina dalle altre tipologie di trattamento e’ l’assenza di un protocollo di trattamento unico e valido per tutti. Il trattamento- chiarisce Laurenti- e’ sempre unico per ciascuna persona e per ogni seduta”.
– Come funziona l’Osteopatia? “Attraverso valutazioni e test palpatori qualitativi (esamina la qualita’ del tessuto) e quantitativi (misura effettivamente l’escursione articolare di una determinata articolazione) l’osteopatia mette in evidenza le parti piu’ deboli del corpo. Alla valutazione palpatoria seguono poi le tecniche manuali che servono a dinamizzare le zone che offrono dei blocchi e delle resistenze. Nel fondamento dell’Osteopatia- chiarisce l’osteopata dell’Istituto di Ortofonologia di Roma (IdO)- c’e’ la convinzione che la salute passi attraverso il normale funzionamento dei tessuti, perche’ laddove e’ presente un punto di debolezza del corpo ci sara’ anche una difficolta’ nel movimento della mobilita’ di un tessuto, di una articolazione, di un organo, di un muscolo o di una fascia”.
In osteopatia si prende “sempre in carico la globalita’ del paziente, e partendo da un sintomo localizzato in un distretto del corpo si considerano tutte le possibili connessioni che possono contribuire a generare in esso una sintomatologia. Alla base di tutto c’e’ lo studio dell’anatomia delle fasce, della neuroanatomia e dell’anatomia del sistema vascolare”.
– Come fa l’Osteopatia a considerarsi integrativa rispetto alla medicina tradizionale? “Spesso nell’osservazione clinica del paziente l’esame del corpo viene messo da parte, cosi’ la valutazione osteopatica permette di integrare quella che e’ una carenza manifesta nella valutazione medica. Ricordiamo- continua Laurenti- che nella medicina tradizionale esiste tutta una parte della diagnostica per immagini che ha preso il nome di medicina preventiva, arricchita da linee guida e protocolli la cui osservazione e’ obbligatoria per i medici nella valutazione di un paziente. Eppure, ci sono studi effettuati negli Stati Uniti- fa sapere l’osteopata- che dimostrano come nelle lombalgie l’utilizzo della risonanza magnetica sia nella maggior parte delle volte del tutto irrilevante a fare una diagnosi, perche’ tralascia sia la valutazione clinica dei sintomi che quella dei segni del paziente”.
– L’osteopatia puo’ essere considerata una medicina preventiva? “Si. Ci sono delle parti deboli dell’organismo che possono essere inizialmente asintomatiche e solo in un secondo momento possono iniziare a manifestare la sintomatologia. Una parte debole nel corpo genera sempre e inevitabilmente un adattamento dell’organismo- chiosa il professore- se normalizziamo queste parti deboli, aiutiamo il corpo ad andare piu’ facilmente incontro alla sua omeostasi, alla sua salute, prevenendo l’insorgere di una problematica o di una patologia”.
– C’e’ contrapposizione tra Osteopatia e farmaci? “Non c’e’ alcuna relazione. Si parla di cura farmacologica. L’Osteopatia non usa la parola ‘cura’ e non prevede l’uso di farmaci sfruttando il naturale processo di autoguarigione insito nel corpo. La vulnerabilita’ del corpo, se presente, e’ sempre palpabile e nell’ambito della propria competenza l’osteopata puo’ operare anche in presenza di farmaci. L’Osteopatia restituisce quindi al paziente il ruolo di protagonista della sua autoguarigione e all’osteopata il ruolo di ‘bastone d’appoggio'”.
– Quali sono i luoghi comuni sull’Osteopatia? “I luoghi comuni sono determinati da una duplice terminologia fuorviante. La prima e’ data dalla stessa parola Osteopatia, frutto dell’unione di due termini anglosassoni (path e osteo) che indicano lo studio della dinamica del corpo e non delle ossa. L’osteopatia non esamina la patologia dell’osso. Il secondo luogo comune riguarda il termine manipolazione- continua Laurenti- che nella terminologia clinica ha una accezione negativa: una distorsione alla normalita’.
Invece la manipolazione in senso osteopatico indica l’insieme delle tecniche manuali, spesso anche molto dolci, che aiutano il paziente a ritrovare la sua fisiologia. Viola Frymann, una grande osteopata scomparsa recentemente, ha affermato che il sistema muscolo-scheletrico e l’osso stesso possono essere identificati come l’omeostasi dell’organismo intero. La salute passa attraverso il movimento del sistema muscolo scheletrico, e a dimostrarlo e’ lo studio delle relazioni che intercorrono, ad esempio, tra le articolazioni della colonna vertebrale e il sistema neurovegetativo. È riconosciuto che le difficolta’ della mobilita’ delle articolazioni della colonna vertebrale possono avere un’influenza sul funzionamento degli organi”. Per spiegarsi meglio Laurenti riporta una considerazione clinica: “Quando un osteopata integra la diagnosi di otiti medie di un otorino, la prima cosa che fa non e’ guardare l’orecchio ma controllare il funzionamento e la mobilita’ delle vertebre dorsali superiori. La mobilita’ di questo distretto del corpo comporta un adattamento del funzionamento delle mucose del naso e dell’orecchio. Queste sono relazioni di tipo neurovegetativo”.
– L’osteopata viene confuso con altre figure professionali? “Siamo spesso confusi con gli ortopedici e i fisioterapisti. Figure professionali con competenze molto diverse. L’ortopedico e’ un medico, il fisioterapista e’ un professionista sanitario specializzato nella riabilitazione di un segmento del corpo, l’osteopata infine valuta se esistono blocchi articolari o di movimento. Sia l’ortopedico che il fisioterapista non hanno motivo di guardare alla globalita’”, sottolinea l’esperto.
– Con la riforma degli ordini professionali e’ cambiato qualcosa? “A prescindere dalla riforma delle professioni – che reputo necessaria perche’ fa ordine e pulizia nel rispetto dei pazienti anche sui criteri di formazione delle varie discipline – noi osteopati dobbiamo fare ancora tantissimo per far comprendere quale sia il nostro ambito di competenza nei confronti del mondo sanitario con cui ci relazioniamo quotidianamente”.
– C’e’ stata un’impennata delle persone che ricorrono all’aiuto dell’osteopatia. Perche’? “Negli ultimi 3 anni l’aumento delle persone che si rivolgono a questo tipo di trattamento e’ esponenziale- conferma Laurenti- non e’ una moda, ne’ e’ determinato da una sfiducia nei confronti dei farmaci. È semplicemente un sistema di cura in cui viene restituita al paziente la possibilita’ di stare al centro e non di diventare il numero di un protocollo stabilito dalle linee guida. I pazienti hanno bisogno di essere ascoltati e osservati nella loro globalita’- conclude- aspetto certamente trascurato con l’estremizzazione della specializzazione medica”.
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