Nascono ad esempio con mal posizionamenti delle ossa o difficolta’ organiche che nel tempo possono sfociare in modalita’ differenti”. Sono chiamati bambini membranosi perche’ ai “test palpatori presentano dei blocchi di tipo articolare e lesioni intraossee sulla sfera craniale. Emergono spesso disagi di tipo motorio a causa di tappe dello sviluppo non succedutesi come dovrebbero- chiarisce Laurenti- hanno blocchi che spesso coinvolgono le ossa del bacino, comportando un’alterazione dei passaggi motori evolutivi”.
I bambini strutturali sono caratterizzati piuttosto “da un comportamento alterato in virtu’ del fatto che esiste da qualche parte una difficolta’ emozionale. La loro struttura muscolo-scheletrica funziona normalmente, ne’ presentano disagi di tipo funzionale, masticatorio o deglutitorio della sfera otorinolaringoiatrica”.
PER AIUTARLI, TECNICHE MANUALI DOLCI – “Nell’autismo si utilizzano sempre tecniche manuali dolci per avviare un approccio mai doloroso e sempre gradito dal bambino”, precisa l’osteopata dell’IdO. Nel minore membranoso “si applicano soprattutto tecniche di natura articolare volte a liberare le articolazioni; nel bambino strutturale- fa sapere Laurenti- si vanno a cercare quelle zone di tensione che coinvolgono sia la sfera viscerale che muscolare. Ricordiamo che un vissuto percettivo emozionale si manifesta in tutti gli esseri umani sempre nel corpo, attraverso una risposta muscolare e viscerale”.
COME SI AFFRONTANO LE STEREOTIPIE – “Le stereotipie si affrontano lavorando sulle tensioni che si manifestano a livello della corteccia prefrontale. Si utilizzano tecniche che consentono al bambino di disattivare questo sistema e le risposte sono sorprendenti. Ho potuto valutare che tutti i bambini con difficolta’ organiche di tipo membranoso- ammette l’esponente dell’IdO- in realta’ sono quelli che rispondono meglio.
Ovviamente, qualsiasi forma di trattamento sara’ possibile solo dopo averli liberati da queste costrizioni. Un blocco articolare e’ una barriera alla relazione- rimarca l’esperto- questo perche’ il corpo umano e’ in relazione costante tra il mondo interno e il mondo esterno. Il bambino nasce con queste costrizioni, e liberare il suo corpo permette di avviare un atto terapeutico che altrimenti non troverebbe modo di esprimersi. Una volta sbloccate le barriere articolari, attraverso le tecniche osteopatiche di normalizzazione, si sprigionano all’interno del bambino tutte le sue capacita’ di normalizzazione e si consente al sistema di recuperare e mettersi in cammino come se la vita ricominciasse a camminare”.
LE DISFUNZIONI NON TORNANO – “Dopo il trattamento osteopatico si puo’ verificare un periodo di latenza in cui il minore va incontro a cambiamenti. In questo frangente possono verificarsi o nuove difficolta’ o dei miglioramenti- fa sapere Laurenti- ma e’ raro che nell’immediato ci siano solo miglioramenti. Una difficolta’ articolare struttura piano piano anche un comportamento alterato e lo stesso vale per i minori strutturali: sono bambini che hanno piu’ difficolta’ a recuperare perche’ si e’ gia’ strutturato nel loro interno un vissuto emozionale anche a livello corporeo. Questi sono i soggetti che offrono un po’ piu’ di resistenza al trattamento, avendo uno stato di allerta sensoriale maggiore”.
COME SI LAVORA CON UN BAMBINO AUTISTICO – “Bisogna cercare di agganciarlo- spiega subito Laurenti- e lavorare su cio’ che egli offre in quel momento. Ci sono parti del corpo che mettera’ a disposizione del trattamento, potra’ rifiutarsi di essere toccato con una certa pressione in una zona- continua l’esperto- mentre potra’ gradirla in altre. Questa comunicazione e’ per l’osteopata una porta d’ingresso, che permettera’ lo scambio tra le mani dell’osteopata e il corpo del bambino. Di seduta in seduta il trattamento cambiera’, la qualita’ del tocco cambiera’ perche’ si sara’ modificata la sua percezione e la zona di tensione. È un trattamento dinamico che segue l’evoluzione del bambino e il suo continuo adattamento all’ambiente: ogni cambiamento interno produce dei cambiamenti nel mondo esterno. Una dinamica da accompagnare con ulteriori cambiamenti da parte dei nuclei che gli stanno intorno”.
OSTEOPATIA, PARTE INTEGRANTE DI UN APPROCCIO MULTISISTEMICO – “L’osteopatia deve essere parte integrante di un team e di un approccio multisistemico, in cui e’ possibile stabilire una scala di priorita’ nell’intervento terapeutico. Nei bambini membranosi deve essere l’osteopatia il trattamento primario- conclude Laurenti- perche’ il blocco articolare impedisce la relazione, mentre in quelli emozionali il trattamento osteopatico puo’ avvenire in un secondo momento”.
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